Feeder Fishing che passione!

La tecnica del feeder, come accennavo sull’apposita sezione, è nata intorno agli anni 60 in Inghilterra ed all’origine veniva chiamato ledgering.

Più avanti con gli anni la tecnica si evolve, cambiando il nome in feeder. La tecnica in sè non è difficile; basta capire bene cosa serve e qualche piccolo dettaglio tecnico e siamo pronti per andare a pesca.

Partiamo dalle canne

Personalmente, quando ho iniziato questa pesca, ho adoperato cannette in due sezioni dall’azione parabolica di poche decine di euro che mi hanno dato grosse, e dico grossissime soddisfazioni! Le cannette in questione erano esattamente queste qui della lineaeffe. Le ho tenute per ben 3 anni e poi vendute ad un amico che ancora ci pesca. Non vi nego che a volte, quando peschiamo insieme, una carezzina gliela do volentieri!!
Sono poi passato a qualcosa di più performante, sempre della stessa marca ma più lunghe e con una riserva di potenza maggiore. Le trovate a questo link. Vi assicuro che sono molto sensibili ed allo stesso tempo molto potenti ed in grado di lanciare anche pasturatori di quelli importanti!

Sono del parere che le canne che costano 300 o 400 euro sono superflue, in qualsiasi tipo di pesca. Cioè se si devono rompere cavolo si rompono comunque!! Tanto vale prenderle sotto i 100 euro, almeno le puoi strapazzare un po di più. Comunque detto ciò, io sono il tipo che dopo ogni uscita di pesca in saltwater sciacqua ed asciuga anche le cannette da 25 euro!!

Parliamo di pasturatori.

Cos’è un feeder? Il termine forse aiuta di più anche i profani della tecnica a capire immediatamente di cosa stiamo parlando: Pasturatori, ossia dei piccoli contenitori che possono essere collegati alla nostra lenza per fornire alle nostre prede una discreta quantità di pastura proprio in prossimità dell’amo innescato.

Ne esistono ad oggi diversi tipi:

Block-end: Si tratta della tipologia più classica, ha origine dai primi feeder realizzati artigianalmente da dei bigodini per capelli, si tratta sostanzialmente di piccoli contenitori cilindrici con dei fori e con le due estremità chiuse. Da un lato il pasturatore è tappato in modo fisso, dall’altro il tappo si può aprire e chiudere facilmente per consentire di inserire la pastura all’interno.

Open-end: Si tratta di una diretta derivazione dei pasturatori chiusi, ottenuta semplicemente eliminando alle due estremità i “tappi” di chiusura. Quello più classico è un semplice cilindro di plastica con un piombo schiacciato fissato per lungo e dei fori per favorire la fuoriuscita della pastura. Questi pasturatori sono nati per migliorare e velocizzare la fuoriuscita di pasture derivate da sfarinati o da mix di sfarinati e bigattini e/o mais.

Cage feeder: Come dice il nome stesso si tratta di “gabbiette” metalliche (originariamente ottenute da pezzi di rete per la recinzione dei pollai!) con un aggancio per la lenza e un piombo. Sono un particolare tipo di open end feeder, e massimizzano l’utilizzo di pasture sfarinate, soprattutto in acque con corrente.

Method feeder:Potremmo definire i method feeder una ulteriore evoluzione degli open end feeder, estremizzata per consentire ai pesci grufolatori più smaliziati e di maggior taglia di usufruire con maggiore immediatezza della pastura. In sostanza si tratta di una lastra di piombo solitamente con forma a goccia, con un tubicino che consente il montaggio in-line del pasturatore, e delle appendici che favoriscono il trattenimento della pastura sul feeder. L’esca viene presentata in mezzo all’agglomerato di pastura ed è immediatamente accessibile ai pesci.

Pellet feeder: l’avvento del legering anche in ambienti commerciali come i laghetti privati ed i carpodromi ha portato allo sviluppo di tecniche ad hoc per tali ambienti. Fra queste l’utilizzo come esche dei pellet. Per poter veicolare come pastura queste esche sono nati i method feeder, ossia dei pasturatori in-line (cioè col filo che ne scorre all’interno e non fissati per una estremità) con solo metà del corpo coperto in modo da consentire di trattenere i pellet inumiditi e di rilasciarli poi in acqua.

Sticky maggot feeder: Si tratta di una variante dei pellet feeder con dei fori sulla parte coperta del pasturatore ed è pensato appositamente per l’utilizzo dei bigattini incollati.

Floating feeder: Sono pasturatori open end che ad una estremità presentano una “cupola” di materiale galleggiante che consente l’utilizzo del feeder nella pesca dei pesci sospesi, garantendo la possibilità di pasturare dall’alto e non esclusivamente sul fondo.


Mulinelli e fili

Per la pesca a feeder personalmente utilizzo mulinelli 4000. Infatti trovo che siano un giusto compromesso tra lunghezza della canna e capienza di filo in bobina. Ovviamente prediligo la scelta di mulinelli Shimano che abbiano la doppia bobina cosi posso, a seconda delle situazioni, intercambiarle con diversi diametri di filo.

Il monofilo da utilizzare non sarà sicuramente inferiore ad uno 0,20 con poca elasticità in modo da avvertire anche le tocche dei pesci più sospettosi. C’è chi utilizza anche un trecciato in bobina, io preferisco un buon monofilo da mulinello. vanno bene anche quelli destinati al surfcasting purchè di diametri sottili.

Pasture

Sono disponibili pasture già pronte adatte alla pesca al feeder. Hanno la particolarità di essere sufficientemente collose per restare all’interno del feeder durante il lancio; sono altresì disperdenti per creare una nube di pastura intorno alla gabbietta allo scopo di aumentarne il potere adescante.

Oppure possiamo tramite i Block-end, gli open-end ed i pellet feeder, pasturare direttamente con l’esca con cui stiamo pescando.

Conclusioni

Questo in elenco è tutto ciò che vi serve per pescare a feeder. Ovviamente contornato di accessori, minuteria e sedioline di occasione sarebbe molto più semplice, ma gia avendo una canna, un mulinello, pasturatore ed esca siete ok!

Vi rimando alla visione di questo video per la costruzione di un terminale da pesca a feeder in mare.